Nella storia di questa donna possiamo individuare tante situazioni in cui è la speranza in Dio, a guidare e motivare le sue scelte. All’inizio del suo cammino l’amica Gertrude le comunica la chiamata di Cristo a servire l’umanità povera e sofferente.
Francesca risponde a partire non dalla paura o dalla poca chiarezza del progetto ma dalla speranza in Dio che, di certo, avrebbe illuminato il cammino. Per questo Francesca risponderà a Gertrude: “Se è sua volontà che io compia questa missione, che voglia chiarirla anche a me in qualche modo”.
Durante gli anni successivi, nel comprendere cosa fare, superando le varie difficoltà che incontrerà lungo il cammino, Francesca mantiene fermo il suo baricentro: ciò che è conforme alla volontà di Dio troverà strada e tempi per realizzarsi. Ogniqualvolta ella comprende che ciò per cui sta lavorando è in questa “santa volontà” la sua speranza è salda e ben riposta. Così ad esempio, Madre Francesca ha fiducia che lei e le sue prime compagne troveranno un’abitazione per dare inizio all’opera e difatti ricevono l’offerta di una casa da parte di una ricca signora di Aachen. Ancora, davanti al dolore per il distacco dalle donne penitenti Francesca ha ferma speranza che il Signore donerà altri poveri per cui offrire la vita e così prende forma il servizio nelle mense della città.
La speranza di Francesca non vacilla davanti a grandi difficoltà come quando, ad esempio, le prime suore giunte in America non possono più fare affidamento su chi aveva promesso loro il necessario per avviare la nuova missione in quella terra lontana. Anche in questo caso Francesca, ben consapevole dei rischi che le sue suore stanno vivendo così lontane e senza mezzi, sperando contro ogni ragionevole speranza, si affida al sostegno sicuro della preghiera. E’ così che al termine di 13 giorni di preghiera a Sant’Antonio, termine massimo di tempo che si era data per sperare in un intervento di Dio, le suore in America trovano dei benefattori e prende il via una feconda opera a servizio dei poveri.
Madre Francesca nella sua esperienza di vita e di fede vive così profondamente la speranza da divenirne promotrice nei poveri che serve.
Tutto questo la rende una donna “risorta”, consapevole dei frutti della Pasqua per ogni cristiano e protesa verso la volontà di Dio.
Ci lasciamo accompagnare dalle parole di augurio che lei faceva alle sue suore in occasione della Pasqua:
“Cara suora,
auguro a te e a tutte le care suore felicissime festività pasquali. L’amato Salvatore voglia aiutarci affinché pure noi risorgiamo a nuova vita; affinché, come Lui è uscito libero dal sepolcro lasciandovi le bende con cui era avvolto, così anche noi ci liberiamo da tutti i legami che ci tengono legati a ciò che è terreno, alle creature, a noi stesse, affinché possiamo liberamente spiccare il volo verso di Lui.”