Quando mancano cose essenziali come casa, lavoro, cibo… si è “l’un contro l’altro armati”. Per costruire anelli di amicizia e solidarietà può essere strategico un “luogo” che favorisca tutto ciò riaprendo nuovi ambiti di fraternità.
L’esperienza di M., ospite del Centro “Raggi di Sole”, ci dice che questo percorso è possibile e che è proprio l’incontro che abbatte pregiudizio e indifferenza. L’altro, allora, non è il nemico da cui mi devo difendere ma un alleato nella dura salita della vita. “A Roma incontriamo migliaia di persone provenienti da tutti i continenti e da ogni angolo d’Italia. La città è frequentata anche da miliardari, ma in strada incrociamo più facilmente chi si muove senza auto o trascorre buona parte della sua giornata fuori casa. è impossibile capire se un giovane con gli occhi a mandorla che parla in romanesco sia stato adottato da una famiglia italiana o vive con i genitori arrivati da lontano. Oppure se chi sta aspettando l’apertura di una mensa sia laureato in filosofia. Ma persone con rari contatti fuori dal loro ambiente abituale hanno idee molto precise su chi non conoscono affatto. Non importa che siano fondate, perché in realtà non sono interessate a sapere davvero se, chi vedono diverso, abbia un letto per dormire o un lavoro.
Anche il centro Raggi di Sole è frequentato da persone con provenienze molto varie e anche il mio accento toscano è commentato, in modo simpatico, comunque come “diverso” a queste latitudini, a due ore di treno dalla Toscana. Tutti noi, toscani, siciliani o romani, tendiamo ad attribuire a italiani, originari da regioni diverse dalla nostra, caratteristiche tipiche della loro terra. Figuriamoci quindi se qualcuno arriva dal Sud America, dalla Romania o da un paese arabo. Questo per dire che alcuni pregiudizi, cioè convinzioni precedenti alla conoscenza diretta dell’altro, sono presenti anche tra noi in queste stanze molto più accoglienti della strada.
Qui alcuni particolari cambiano notevolmente le situazioni. Il numero dei presenti è necessariamente sempre limitato e ci frequentiamo quasi tutti almeno alcuni giorni a settimana, a volte per settimane o mesi. Spesso entrano persone nuove ma, se tornano anche solo una volta, il loro nome e il loro timbro di voce sono conosciuti da qualcuno. Le conoscenze possono essere più strette o più superficiali e conversare con chi abbiamo conosciuto da poco può essere faticoso. Se mangiare allo stesso tavolo non elimina le diffidenze, le riduce molto e cancella le paure.
Anche alcune attività sono un’occasione per conoscerci meglio. Nel laboratorio creativo del giovedì affrontiamo ogni mese un tema, ci raccontiamo come lo vediamo e poi cerchiamo di rappresentarlo con disegni, colori o materiale vario. Alla fine spiegando il lavoro svolto, volendo, possiamo raccontare le nostre impressioni più diverse. Ognuno lo fa a suo modo, aprendosi o meno. Io devo impegnarmi a limitare le mie parole, anche perché suor Jenny non interrompe nessuno. Raggi di Sole non è un’isola felice ma dimostra che la reciproca conoscenza, a volte faticosa, se non abbatte i muri li abbassa molto e riusciamo a vederci e parlarci. Un altro mondo è possibile; di questi tempi è difficile dire che è probabile, ma ripeto una seconda volta che un altro mondo è possibile.
a cura di Sr. Giuliana Vitale, sfp