Da settembre 2022 a maggio 2023 abbiamo accolto una donna di origine nigeriana le cui vicissitudini ci hanno interpellato profondamente.
La mia storia non è tanto semplice, posso dire che ne ho passate davvero tante…
Vengo da una famiglia numerosa e mio papà, pur lavorando, non riusciva a mantenerci tutti. Un giorno, fu costretto a chiedere in prestito una grossa somma di denaro ad un uomo anziano, ma poi non fu in grado di ripagare il debito. Allora avevo appena 16 anni, e fui costretta a sposare quell’uomo e a trasferirmi in un’altra città.
Mio marito era un uomo molto autoritario e controllante, talvolta si comportava in maniera aggressiva quando facevo qualcosa che a lui non andava bene. Con lui ho avuto tre figli.
A giugno 2015, esasperata dalla sua violenza, scappai e andai a vivere per qualche tempo a casa di conoscenti di famiglia. Furono loro a parlarmi della possibilità di partire per l’Italia, dove avrei avuto la possibilità di lavorare come domestica. Data la mia situazione e non potendo tornare dai miei figli, decisi di partire. Feci anche un giuramento rituale con il quale avrei dovuto restituire una grossa somma di denaro, una volta giunta in Italia.
Sono sbarcata in Sicilia nel 2016 e, nel giro di pochi mesi, mi trovai incastrata nelle trame dello sfruttamento sessuale… Ci sono voluti anni di sofferenze, ma anche un percorso interiore di consapevolezza, per decidere di smettere di pagare e interrompere i contatti con coloro che mi sfruttavano.
L’amore per i miei figli, che nel frattempo la mia famiglia aveva preso in cura, e il desiderio di riportarli in Italia mi ha resa ferma nel proposito di ottenere una certa autonomia, facendo piccoli lavoretti di baby sitter o pulizie.
Ma cosa succede nel 2020? Vengo investita dallo scoppio di una bombola del gas che mi ustiona in modo grave le gambe. Sono disperata, il mio cammino di autonomia si arresta improvvisamente! Vengo subito soccorsa dal personale medico e per due anni sono rimasta in un letto di ospedale perché le ferite non si rimarginavano. Ho vissuto momenti di disperazione, di vera solitudine, anche a causa della pandemia che mi aveva isolato dai contatti esterni.
Quando a giugno 2022, ormai non riuscivo più a camminare e le mie condizioni non davano molte speranze di un ritorno alla vita normale, alcune amiche di un’associazione che si occupa dell’aiuto a migranti in difficoltà hanno coinvolto l’equipe del Reparto Grandi ustioni, dell’Ospedale di Padova, e così ad agosto mi hanno trasferito a Padova e mi hanno sottoposto a diversi trapianti della pelle.
Inizia da qui il mio nuovo cammino a Progetto Miriam. È un cammino in salita, di riabilitazione, fatto di nuovi trapianti di cute e di particolari medicazioni, con andamento altalenante di speranza di guarigione e anche qualche delusione; le suore e le operatrici mi sono state vicine con grande pazienza, anche quando mi chiudevo come un riccio e non volevo parlare con nessuno né partecipare alle attività della casa.
Il loro affetto e la loro vicinanza posso dire che hanno fatto miracoli: dopo qualche mese ho potuto riavvicinarmi ai fornelli, camminare più a lungo, inserirmi nelle attività del laboratorio, riprendere lo studio dell’italiano. Davvero ho visto la vita rifiorire ed è rinata in me la voglia di impegnarmi per costruire un futuro migliore per me e per i miei figli.
Ho perciò accettato di iniziare un tirocinio lavorativo presso una casa di riposo in un’altra città con la prospettiva di iniziare anche un corso di OSS e dedicare così la mia vita all’assistenza di persone anziane e malate, così come io stessa ho visto fare con cura e dedizione nei miei confronti.
Ora sono felice, lavoro con passione. Ho davanti a me una strada lunga, ma ho ripreso a camminare.
a cura di sr Carla Casadei, sfp
