
Molto spesso in qualità di educatrice professionale, mi sono confrontata con il tema dell’attesa. In molte occasioni, ho vissuto i tempi d’attesa come periodi scomodi, da affrontare per poi capire che, grazie ad essi, mi sono messa in discussione e ho ripensato con nuova linfa al lavoro educativo. Ho imparato che il tempo di attesa può essere un tempo utile per riscoprire idee più dinamiche e creative.
Nel quotidiano lavoro sociale, seminiamo ogni giorno dei germogli, che alimentiamo con l’ascolto e la fiducia riposta nella dignità e libertà di scelta di ciascuno.
Nei percorsi d’inclusione, le persone sperimentano nuovamente la speranza di poter essere protagoniste del proprio cambamento, attraverso un percorso di riflessione profonda che consiste nell’accettazione di limiti e ferite. Il nostro lavoro è un lavoro silente in cui restiamo accanto e vediamo i germogli crescere e cambiare.
L’esperienza del nostro ospite G. testimonia un percorso difficile di perdita di fiducia nelle Istituzioni e nei Servizi, ed è soltanto attraverso un lavoro di riflessione profonda che G. ha riscoperto l’importanza di poter nuovamente pensare a un futuro più adatto alle sue esigenze.
Ero ancora giovane quando, a causa di problemi familiari, fui costretto a lasciare l’abitazione che condividevo con mio fratello. Per circa dieci anni fui ospitato da strutture comunali dedicate all’accoglienza delle persone senza fissa dimora. Qui la convivenza era molto difficile e spesso diventavo aggressivo; ero molto arrabbiato, stressato e mi isolavo.
Negli ultimi dieci anni sono stato seguito dall’equipe psicosociale del Centro di Salute Mentale, che mi ha sostenuto con aiuti farmacologici e sociali.
Ho usufruito di alcuni servizi cittadini e ho ripreso la relazione con mia sorella che ancora oggi rappresenta per me un punto di riferimento. Da circa un anno e mezzo, grazie al suggerimento di alcuni amici, frequento il Centro Raggi di Sole. Presso il Centro posso usufruire di alcuni servizi come la lavatrice, il pranzo e l’aiuto per sbrigare le pratiche burocratiche. In questo tempo mi sono sempre sentito ascoltato e accettato come persona. Ho collaborato ad alcuni laboratori e iniziative, ho appreso nuove abilità manuali e soprattutto ho stretto rapporti amicali e di solidarietà con alcune persone del Centro. Gli aiuti ricevuti mi hanno permesso di modificare pian piano i miei comportamenti e di avere cura di me.
Sono riuscito ad acquistare un camper usato dove nel mese di aprile mi sono trasferito; pian piano lo sto aggiustando e modificando secondo le mie esigenze. La nuova vita in camper mi sta permettendo di essere più libero e di conoscere nuove persone. Durante il giorno continuo a frequentare il Centro che per me rappresenta una seconda famiglia. Mi auguro per il futuro di continuare a migliorare la mia esistenza e di poter apprezzare le piccole gioie quotidiane.
a cura di Incoronata Di Lucchio
